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Formazione > Prontuario OA

APPUNTI E SPUNTI


1) L’OA, di norma, si presenterà all’arbitro soltanto a fine gara. In casi del tutto eccezionali (ad esempio, qualora il collega corra pericoli per la propria incolumità oppure avverta un malore), l’OA è tenuto a prestare la massima disponibilità anche durante l’intervallo, l’interruzione o quando il suo intervento si rendesse opportuno. È implicito che, in tali frangenti, eviterà assolutamente commenti sulla prestazione arbitrale, concentrando la sua disponibilità al completo sostegno del collega.

2) In sede di colloquio, l’OA deve tassativamente evitare di fare qualsiasi promessa all’arbitro di promozione, così come non deve millantare sue eventuali possibilità di interferire in alcun modo presso l’OT.

3) Vi sono degli OA convinti che il modo di arbitrare da loro adottato quando erano in attività fosse il migliore e vorrebbero, quindi, vedere arbitri a loro immagine e somiglianza. In conseguenza, le osservazioni fatte ed il giudizio finale sono improntati a questo convincimento, che è sbagliato per almeno due motivi:
per ogni diverso OA si avrebbe un arbitro "ideale" differente; ciò comporterebbe valutazioni troppo eterogenee e difformi da quelle dell’OT, unico preposto a stabilire il "modello" di direttore di gara.
nella maggior parte dei casi, è passato molto tempo da quando l’attuale Osservatore svolgeva attività da arbitro, cosicché è normale che, con il passare delle stagioni, vi siano sostanziali diversità nella maniera di arbitrare.

4) Nonostante negli ultimi anni pare sia stato accantonato l’aspetto estetico o, quantomeno, non venga più annoverato tra quelli di maggior rilievo, è indubbio che l’immagine nel suo complesso, l’abbigliamento (sia in divisa sia in abiti borghesi), il modo di correre dal punto di vista stilistico, la gestualità costituiscono lo stesso, nella sostanza, un riferimento non indifferente per inquadrare correttamente la futuribilità di un arbitro. Tra l’altro, è di tutta evidenza come molti di tali parametri possano rientrare nella valutazione comportamentale (almeno in senso lato): la compostezza, la misura, l’eleganza sono senz’altro sintomo di attenzione, di rispetto nei confronti del proprio mandato; al contrario la sciattezza, l’ineleganza, la scompostezza sicuramente non depongono a favore di una "carriera" prestigiosa.

5) È frequente il caso dell’OA che si lascia influenzare più o meno inconsciamente da uno soltanto degli aspetti della valutazione, penalizzando o premiando oltre misura la prestazione dell’arbitro: ciò non deve avvenire…

6) Nell’eventualità che si assista ad una gara senza incarico ufficiale, evitare di recarsi nello spogliatoio dell’arbitro (pure se lo si conosce) alla fine della gara per esprimere il proprio parere che nella circostanza non è richiesto da alcuno.

7) L’OA rammenti la delibera del Consiglio Federale FIGC secondo la quale, qualora (prima, durante o dopo la gara) intervengano incidenti che coinvolgano arbitro, assistenti, calciatori, persone ammesse nel recinto di gioco o pubblico, egli è tenuto a riferire – con relazione a parte inviata la sera stessa al Presidente della Lega o del Comitato interessato – lo svolgimento dei fatti cui è stato spettatore, con assoluta esclusione di quelli che siano accaduti sotto il diretto controllo dell’arbitro o degli assistenti ufficiali.

 
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