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ROBERTO SCARDINO: DAL CORTILE ALLA REGIONE
CON TANTA TENACIA E GRANDE PASSIONE

Dopo tanti sacrifici e reduce da un infortunio, Roberto Scardino ha esordito in Prima categoria sabato 2 marzo nella gara Pro Falcone – Bastione del Mela che si è conclusa con un pirotecnico 3-3. Un altro giovane arbitro della nostra Sezione approda così al CRA per mettersi a disposizione dell’Organo tecnico e completare la sua formazione arbitrale. Nato nel 1994, Roberto conclude il corso nel dicembre del 2009 iniziando una storia d’amore e di passione con quel fischietto che ormai è parte inscindibile della sua vita.
Come è andata la tua prima gara regionale? Hai avuto la visionatura?
Devo dire che mi sono trovato a mio agio apprezzando molto la differenza con le categorie inferiori in cui si pensa a parlare molto di più e giocare molto meno. Ma questo l’avevo previsto anche in virtù di quello che mi dicevano molti colleghi, ma viverlo dentro il campo mi ha sorpreso. C’è un taglio più professionale con un livello tecnico più alto e mediamente un età più giovane dei calciatori. Sono rimasto soddisfatto di questo esordio e della visionatura. L’osservatore ha apprezzato la mia gara dandomi tanti spunti e consigli per migliorarmi che io ho condiviso e recepito.
Come e perché hai scelto di intraprendere la carriera arbitrale?
Giocavo in un cortile da piccolo, ma mentre in cortile si litigava perché tutti volevano giocare io fin da allora volevo fare l’arbitro. Crescendo aspettavo quest’occasione e compiuti 15 anni mio zio mi informò che c’era il corso arbitri e lo intrapresi con entusiasmo.
Cosa hai imparato dall’AIA e cosa hai ritrovato?
Guardare l’arbitro dall’esterno e darne un giudizio sommario è quanto di più sbagliato si possa fare. Dietro un arbitro c’è la passione, l’impegno, la formazione, la crescita,…Ci sono tanti uomini che si impegnano e che mettono da parte la loro vita per dedicarsi alla gestione e alla crescita dei giovani arbitri. Ho ritrovato un forte senso d’appartenenza e un ambiente sereno fatto di persone sane. D’altronde come diceva il presidente Postorino "Nell’AIA le mele marce non possono esistere perché si sentirebbero a disagio". Io ho riscontrato la veridicità di queste parole, l’arbitraggio mi ha insegnato il rispetto delle regole, dei ruoli e degli altri. Mi ha fatto diventare uomo a 16 anni, aiutandomi a relazionarmi senza timore e alla pari.
Scandisci i momenti della tua carriera: il più piacevole, quello più divertente e il più difficile.
Sembrerà scontato ma il più piacevole è per me l’esordio, perché l’ho aspettato tanto ed è stato emozionante calarmi in questo ruolo e commisurarmi con questa esperienza esclusiva nell’unicità della sua complessità. Il più divertente lo vivo ancora perché un dirigente di una società che arbitrai, lavora nella mia scuola e tutt’oggi quando mi incontra mi dà del "lei". Il momento più difficile risale alla mia seconda direzione in Terza categoria, in cui fui designato all’improvviso per sostituire un collega in una gara difficile. Tra l’altro, avevo arbitrato la mattina di quello stesso giorno e sinceramente credo di non aver gestito bene il match.
Pensi di essere stato premiato dalla tua carriera?
Ho dato sempre tutto il possibile e ho ricevuto quello che ho cercato di costruire con passione, preparandomi con diligenza nei mesi estivi ed acquisendo la cultura dell’allenamento come un dovere.
A chi vuoi dedicare questo primo traguardo e dove pesi di poter arrivare?
A tutte le persone più importanti per la mia crescita: il presidente Postorino, il presidente Lo Giudice, Enzo Meli, Santino Morabito e tutto il Consiglio direttivo. Ai miei genitori che mi hanno accompagnato dovunque stimolandomi e dimostrandomi il loro affetto. Voglio ringraziare anche tutti i colleghi soprattutto quelli del mio gruppo d’allenamento al CONI e quelli che frequentano la Sezione che con i loro consigli hanno alimentato la mia passione offrendomi spunti di riflessione fondamentali per la mia crescita. Per il mio futuro lascio scrivere tutto alla vita conciliandola a questa passione che sono sicuro di non abbandonare perché mi diverte regalandomi entusiasmo ed emozioni.
Cosa vuoi dire ai giovani arbitri che si affacciano a questa nuova esperienza?
Voglio dargli un consiglio: dedicatevi seriamente all'arbitraggio. Non si deve sottovalutare lo studio del regolamento, la preparazione atletica e la frequenza in Sezione ma soprattutto è indispensabile vivere sempre ogni istante con la passione nel cuore. Perché credo fermamente a quanto affermava il presidente Postorino: "Se vi capita spesso di svegliarvi al mattino e pensare che vi stancate ad andare ad arbitrare,…consegnate la tessera e dedicatevi ad altro."

Francesco Antonio Barca




 
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