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Mini Raduno CAI a Messina: una giornata di studio con arbitri e osservatori

Qualche decennio fa Stan Lee e Jack Kirby, due tra i più importanti nomi del fumetto mondiale, si divertivano creando personaggi fantastici dai poteri pressoché illimitati: la Torcia Umana e l’Uomo Ghiaccio sono solo due degli infiniti esempi del loro genio. Basterebbero i nomi per spiegarne le abilità: capace di bruciare come una nova il primo, in grado di congelare con lo sguardo l’altro. Insieme una miscela devastante. Oggi, come per magia, questi due personaggi hanno preso vita per noi, infiammando, è proprio il caso di dirlo, il mini raduno CAI Calabria-Sicilia: Massimiliano Velotto nelle vesti della Torcia e Michele Cavarretta nei panni dell’Uomo Ghiaccio, hanno condotto per oltre sei ore una giornata dai contenuti tecnici elevatissimi. Sotto gli occhi del compiaciuto padrone di casa Massimiliano Lo Giudice, del Presidente del CRA Calabria Stefano Archinà, del vicepresidente del CRA Sicilia Armando Salvaggio e del componente Orazio Postorino, è toccato all’esplosivo Velotto sparare i primi botti, nel suo classico stile, martellando arbitri e osservatori giunti in riva allo Stretto, sezionando la prestazione dei direttori di gara fin nei minimi dettagli, allo scopo di fornire ai giovani fischietti meridionali gli strumenti più idonei per affrontare la categoria cuscinetto tra la regione e l’avventura nazionale. Il vulcanico componente CAI ha più volte usato aneddoti e metafore, finendo col paragonare il buon arbitro all’esperto pilota di formula1 capace a guidare la propria monoposto su ognuna delle 20 piste del Mondiale sempre con la stessa attenzione, nonostante le mille insidie dei diversi circuiti. Prevenzione, attenzione e preparazione atletica alcuni dei temi trattati in un incontro che sicuramente resterà impresso nelle menti dei partecipanti.
Una volta rifocillati i partecipanti grazie a uno snack allestito dal direttivo sezionale, mollata la presa sui fischietti è stata la volta degli osservatori passare sotto il torchio dell’Iceman trapanese Cavarretta, già veterano delle Commissioni Nazionali nonostante la giovane età: alla carica pneumatica del collega, il buon Michele ha preferito una seraficità quasi ammaliante. Ma piuttosto che il canto delle sirene quella ascoltata dai colleghi osservatori è stata una sinfonia sul come fare, e bene, la celeberrimo "relazione". Quello, per intenderci, che tanto fa penare gli arbitri, più o meno esperti… Non sono mancati gli strumenti multimediali a supporto della lezione, quali i video di episodi di gioco, studiati e commentati insieme ai presenti, e alcune slide riguardanti l’esatto modo di compilazione delle relazioni.
Cosa aggiungere a una giornata così: gli strumenti li avete, i supereroi pure. Adesso dovete fare il resto. In bocca al lupo ragazzi, e ricordate: "da grandi poteri derivano grandi responsabilità".


In un momento di pausa della lunga giornata di lavoro, "rubiamo" Cavarretta e Velotto al loro uditorio: due ex direttori di gara che hanno calcato i palcoscenici più importanti non si incontrano tutti i giorni, l’occasione è troppo ghiotta e non possiamo farcela sfuggire.
Si comincia con il buon Michele, qui in veste di componente della C
ommissione CAI, ma già un veterano dei ruoli dirigenziali nonostante l’ancor giovane età: "il mio percorso all’interno dell’AIA non è stato dei più lineari. Sono entrato a 21 anni, dopo aver lasciato il basket, su consiglio di un mio amico. In pochi anni ho salito tutti i gradini che mi hanno portato poi al momento "dolce-amaro"dell’esordio in serie A. Se da una parte non potevo che essere contento per il traguardo raggiunto, dall’altro ero a conoscenza che quella sarebbe stata la mia ultima partita". Chiusa l’esperienza sul terreno di gioco, ecco presentarsi la scrivania da dirigente: "nel 2009 avvenne il passaggio agli Organi Tecnici, grazie al presidente Nicchi che subito ripose in me molta fiducia. Prima la CAI, poi 4 anni di CAN D e quest’anno di nuovo alla CAI. Non posso negare che i primi mesi furono abbastanza traumatici, perché non riuscivo ancora a pensare da "tecnico"; continuavo ad essere arbitro in tutto e per tutto, e vivevo troppo le preoccupazioni che potevano essere quelle dei ragazzi visionati, anche perché ho sempre preferito pormi davanti alla scrivania, vicino ai ragazzi, e non far sentire il peso del mio ruolo su di loro". Nel corso degli anni tuttavia, i rapporti tra commissioni e direttori di gara hanno subito un profondo miglioramento: "adesso i ragazzi parlano con gli osservatori, con gli organi tecnici, cosa che fino a qualche tempo fa era semplicemente impensabile. Le varie componenti riescono a parlare lo stesso linguaggio grazie agli sforzi del Settore Tecnico che produce materiale "didattico" dalle sezioni fino ai vertici". In questo processo di maturazione, però, le uniche a non essere ancora rientrate paiono essere le società: "spesso accade che l’errore dell’arbitro non venga compreso, accettato, a differenza di quelli propri. C’è mancanza di maturità. I ragazzi però non devono essere strumentalizzati; devono essere in grado di arbitrare senza alcuna remora, senza la paura di non poter sbagliare liberamente". Una categoria come la CAI quanto aiuta al completamento dell’arbitro, già finito per la Regione di provenienza?: "il compito di questa commissione è quello di preparare il direttore di gara ad affrontare i "tranelli" che possono sorgere in territorio estraneo. Oltre che rappresentare un’esperienza di vita per giovani spesso alla prima volta fuori casa. Le sezioni stanno lavorando bene mandando ragazzi sempre più maturi e qualche frutto inizia a vedersi, sebbene il lavoro da fare sia ancora tanto".
Congedato Cavarretta, è il momento di Massimiliano Velotto, che a distanza di un anno è tornato a farci visita; riprendiamo così da dove ci eravamo fermati: "dall’anno scorso sicuramente ci sono stati dei miglioramenti sia a livello personale che generale; di tutti questi ragazzi sicuramente ci sono tanti elementi dotati di caratteristiche fisiche e tecniche eccellenti, altri subiscono un po’ l’impatto con la nuova categoria, ma, sfruttando il secondo anno, possono mettersi in mostra appieno per provare a compiere il salto in avanti". Per ovviare ai fisiologici imprevisti cui alcuni vanno incontro, tre sono i capisaldi da tenere bene a mente secondo Velotto: "precisione, prevenzione e ritmo: precisione intesa come uniformità di giudizio e interpretazione, prevenzione come capacità di tenere tutto sotto controllo durante lo svolgimento della gara, e soprattutto ritmo, ovvero l’intelligenza di seguire l’andamento della partita, comprenderne i cambiamenti di temperatura e anticiparli". In conclusione, Massimiliano, che del lavoro duro fa il suo credo, ci tiene a specificare come: "ci sono tanti buoni arbitri, ma chi è da noi deve lavorare ancora tanto. Per il futuro non ho speranze o sogni ma voglio soltanto cercare di migliorarmi sempre e cercare di fare bene".
Abbiamo passato una giornata intera insieme a questi due "ragazzi", a cui piace stare tra i ragazzi; non sappiamo quali saranno i loro risultati di qui a uno, due o cinquant’anni. Possiamo solo dire che mai avevamo visto tanta passione. E di questo non possiamo dire che GRAZIE.

Valerio Villano Barbato


 
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