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“AIA MESSINA GALA 2014”: MARCELLO NICCHI, "STAR" DI UNA SERATA INDIMENTICABILE

Fra molti giorni da adesso, se qualcuno dovesse chiederci di un solo ricordo della nostra esperienza all’interno del mondo arbitrale, non avremmo esitazioni ad indicare la data dell’11 dicembre 2014 come lo zenit del nostro periodo lieto. Se fino ad oggi "Cena di Natale" aveva voluto dire incontro, vita associativa, esperienza collettiva, da adesso in poi dovrà essere ricordata per qualcos’altro; per un evento unico nella sua specie e, probabilmente, irripetibile nella sua realizzazione. Un’idea semplice quella balzata in testa al direttivo non più di qualche mese fa. Semplice come tutte quelle di successo: prendere in prestito un format televisivo e provare a ripeterlo one night only. Tutto dipendeva dall’ospite… Beh, anche se il calendario recitava 11 possiamo dire che il nostro regalo sicuramente l’abbiamo avuto. E che regalo !
Marcello Nicchi, Presidente dell’Associazione Italiana Arbitri è stato il protagonista assoluto dell’annuale gala di fine anno, prendendo parte prima all’evento intitolato "Parola di Presidente", condotto dall’amico Pietro Di Paola, ottimo come sempre, e poi onorando della sua presenza gli associati messinesi durante la tradizionale cena svolta presso il "Capo Peloro Resort" di Torre Faro.
Quello che è andato in scena è stato uno show senza precedenti nella storia della Sezione: la sala della Borsa della Camera di Commercio è stata trasformata in un vero e proprio palcoscenico dove l’ospite d’onore ha aperto il suo personalissimo bagaglio di vita disvelando dei pannelli numerati che nascondevano un’immagine legata a doppia mandata al mondo del fischietto. Man mano che la videointervista entrava nel vivo si scopriva un presidente arbitro di periferia, umano, amichevole, collega, capace di alternare i registri, in tipico stile "toscanaccio": prima il pugno di ferro da buon padre di famiglia parlando della sua personale battaglia contro la violenza sui giovani arbitri (che potrebbe portare alla drastica soluzione di non mandare arbitri alle società protagoniste di tali beceri fatti), poi la puntata un po’ guascona ricordando un episodio legato alla sua militanza sul terreno di gioco, fino ad arrivare
all’inevitabile lacrima guardando il video dell’elezione allo scranno presidenziale, avvenuta dopo la prima sconfitta del 2006. All’interno di una sala immersa in un’atmosfera di malia, di rapimento quasi estasiato, la figura autorevole del Presidente si è sciolta lasciando affiorare un carattere simpatico e gioviale, che quel volto intagliato nel marmo, difficilmente avrebbe lasciato intendere: di fronte a questo fratello maggiore ogni associato si è potuto cosi riconoscere, trovando confronto e conforto nelle sue storie, proprio come Rizzoli, prima e dopo la finale mondiale, o quel direttore di gara ignoto, che durante una delle tante visite in giro per l’Italia lo ferma solo per comunicargli il suo spirito di appartenenza all’Associazione. Un senso di appartenenza che permea tutto questo piacevole percorso insieme, lungo più o meno due ore, che tocca svariate volte il tema della cultura, intesa come vita associativa sana e pulita, contraltare di un mondo violento che sempre più ha bisogno di regole, quindi di arbitri. Un’Associazione come la nostra basata su principi etici forti, e solidi, non può non essere vista al pari di una scuola di vita: la violenza, la polemica, la continua ricerca dell’errore non fanno altro che sminuire un movimento fatto di professionisti che quotidianamente lottano per mostrare la faccia migliore del calcio. Se l’AIA è campione del mondo è perché il movimento culturale arbitrale italiano funziona, perché alla guida c’è un "sovrano illuminato" come Marcello Nicchi, uno che di calcio se ne intende, ma ancora prima se ne intende di uomini.
Sarebbe bastato quest’antipasto dalle forti tinte educative per saziare tutti gli astanti, ma oltre allo spirito è di ragione nutrire anche il corpo e, dunque, la serata è proseguita presso la splendida struttura del "Capo Peloro Resort", dove un autentico parterre de rois, ha fatto da cornice alla premiazione dei fischietti messinesi più meritevoli nella passata stagione. Erano presenti, tra gli altri, il Componente del Comitato nazionale Saro D’Anna, il Presidente del CRA, Pippo Raciti con il vice, Armando Salvaggio e il Comitato regionale al completo. E per non farci mancare nulla, anche gli organi tecnici CAI Michele Cavarretta e Massimiliano Velotto e il CAN 5 Domenico Daidone, insieme con i Presidenti delle sezioni siciliane, il Coordinatore per l’area sud della rivista "L’Arbitro", Rodolfo Puglisi e il Delegato FIGC di Messina, Leonardo Lacava. A
completare la magnifica "parata", la nostra  stella d'oro CONI, Tullio Lanese, che con la sua presenza ha consentito di vedere seduti allo stesso tavolo due Presidenti nazionali AIA.
Davanti a un tale scintillio di cariche istituzionali, le nostre eccellenze hanno raccolto il premio per quanto di buono fatto nella passata stagione: Giuseppe Trischitta, promosso in CAN D, Pasquale Caruso immesso nella massima divisione del Calcio a 5, Giuseppe Chiarella osservatore alla CAI, e Milos Tomasello Andulajevic anch’egli immesso agli "scambi", ma impossibilitato a ritirare la targa ricordo giacché all’estero per motivi di studio. Oltre ai "big", spazio anche per quelli che grandi si auspica lo diventeranno domani, col premio "Casella" consegnato quest’anno a Benito Saccà, che per l’occasione ha ricevuto l’encomio nientemeno che dal presidente Nicchi in persona. Prima che la serata potesse essere consegnata agli archivi della memoria, l’ultimo colpo di scena quando da autentico Papà Natale il buon Nicchi, che in precedenza era stato omaggiato dalla Sezione con un presente commemorativo della visita, ha voluto premiare due ragazzi della Sezione, segnalati dal presidente Lo Giudice, maggiormente distintisi nell’organizzazione dell’evento: i prescelti sono stati Enrico Gemelli e un certo Valerio Villano Barbato… Cosa altro aggiungere a una serata così? Forse per concludere degnamente non possiamo fare altro che ricollegarci al discorso del Presidente, rispondendo implicitamente a quella famosa domanda "Ma chi ce lo fa fare?". È per momenti come questi che indossiamo la divisa ogni domenica; è per momenti come questi che ci sentiamo fratelli anche se non ci conosciamo; è per momenti come questi che lo facciamo; è per questo che l’AIA è la nostra famiglia.

Valerio Villano Barbato


 
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