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Il 9 dicembre 2013, quindici associati della Sezione hanno varcato i cancelli del penitenziario di via Consolare Valeria per incontrare una rappresentativa di ospiti della casa circondariale.
Si è realizzata così un’idea fortemente voluta dal Presidente Lo Giudice, nata  dalla volontà di avvicinare sempre più la nostra realtà alla società civile per la quale da sempre svolgiamo una funzione essenziale al servizio di una componente fondamentale quale è lo sport.

QUANDO UN PALLONE VOLA OLTRE LE SBARRE


Il pallone, amico di ogni bambino, compagno di mille pomeriggi passati a dribblare tutto e tutti, compresa la mamma che chiama dalla finestra ordinandoti di salire perché è pronta la cena. Se solo ci avessero detto tanti anni fa che un giorno lo avremmo seguito anche all’interno di un carcere forse ci saremmo messi a ridere.
Invece eccoci qui, pronti come nelle calde giornate agostane, per giocare la partita probabilmente più importante della nostra “carriera”. Superiamo controlli, passiamo check point, e vagamente intuiamo ciò che significa “stare dentro”.
A questo punto, iniziamo a capire che forse, prima ancora che sul campo, la battaglia da vincere è dentro ognuno di noi: spesso siamo soliti accomunare la parola galera a soggetti degni della gogna, e del dolore che giorno dopo giorno provano sulla loro pelle. Se per certi versi il ragionamento potrebbe anche avere un senso, in altri, e questo è uno di quelli, ci rendiamo subito conto quanto errato possa essere. Arriva un punto quando la detenzione, stillicidio di inenarrabile violenza psicologica, si fonde col detenuto: il carcere prima ancora di essere struttura fisica, assume i contorni di una prigione interiore, dalla quale neppure il migliore Harry Houdini sarebbe in grado di fuggire.
Capita così di scendere in un cortile e giocare, parola forse quasi dimenticata tra quelle mura, una partita che per certi aspetti richiama alla memoria quella che Alleati e Nazisti disputarono nella celeberrima pellicola di John Huston, “Fuga per La Vittoria” di qualche decennio fa. Allora il premio insperato fu la libertà, qui, la posta è diversa: un attimo di spensieratezza, un ricordo di tempi forse lontani, l’esultanza sotto la propria curva e tra la propria gente, come se ad aver segnato fosse un calciatore vero, il pallone che si infila in rete, come simbolo di quella gioia per un istante ritrovata, liberata e liberatoria.
Oggi siamo felici di aver perso. Oggi la favola è tutta per loro. Vederli alzare le braccia al cielo, abbracciarsi come fratelli, rincuorarsi come compagni è una soddisfazione che vale più di ogni vittoria sportiva. Abbattere le barriere che separano noi da loro, donare un giorno di normalità a gente che forse ha dimenticato il senso di questo termine, è qualcosa che riempie il cuore di ognuno di noi, noi che siamo dei privilegiati e, a volte, ce ne dimentichiamo. Il loro caloroso applauso di saluto, il loro sentito grazie sarà di certo imperituro memento.
Oggi abbiamo portato un briciolo di libertà nella terra delle catene. Ne siamo orgogliosi !

Con noi il Sindaco, Renato Accorinti, sempre dalla parte degli … Ultimi


Tra i patrocinatori dell’iniziativa, il primo cittadino di Messina, Renato Accorinti ha incontrato le squadre prima della partita, e ha speso parole importanti per gli "ospiti" del penitenziario, che non si sono fatti sfuggire l’occasione per esporre al sempre disponibilissimo sindaco le più stringenti problematiche che quotidianamente attanagliano ognuno di loro.
Durante l’intervallo della gara Accorinti, braccato dai microfoni della stampa "accreditata", ha concesso anche a noi il privilegio di un’intervista.
Non inganni la folta barba bianca, Renato, come ama farsi chiamare, è uno spirito giovane, vigoroso e forte tipico di chi da anni conduce lotte di piazza e di palazzo con indomito coraggio e tenacia da campione. La città, e le sue questioni, sono adesso al vaglio del suo operato: "arrivato a Palazzo Zanca ho trovato una situazione deficitaria sotto tutti i punti di vista, non ultimo, e non meno importante quello culturale. Le istanze spirituali vanno di pari passo con quelle socio-economiche, e non è un caso che la città sia carente sotto entrambi i punti di vista". Per Accorinti, che della sfera etica ha sempre fatto un suo cavallo di battaglia, il miglioramento della situazione cittadina passa anche, e soprattutto, da una fattiva collaborazione tra cittadini e istituzioni: "spesso le istituzioni a Messina vengono viste e vissute nell’ottica del clientelismo, del famoso "mu fai stu favuri"; al contrario occorre un preciso cambio di rotta e far capire alla gente che per far funzionare la città occorre una sinergia tra pubblico e privato, cittadini e "palazzo", in modo che la corruzione più becera venga scardinata".
Quando si parla di etica, di valori e simili, il passo è davvero breve per arrivare al significato della manifestazione odierna. L’ex professore di educazione fisica, spesso al centro dell’attenzione per le sue iniziative al fianco degli "ultimi della classe" non poteva che cogliere con entusiasmo l’assist lanciatogli dai suoi vecchi amici Massimiliano Lo Giudice e Santino Morabito, promotori dell’evento: "queste manifestazioni di sviluppo possono aiutare a crescere specie se a venire coinvolti sono soggetti emarginati per definizione. Chi sta qua dentro è perché ha sbagliato, ma ciò non vuol dire che vada ghettizzato. Nessuno è perfetto; io in primis commetto un sacco di errori ogni giorno. La linea di demarcazione tra "dentro e fuori" a volte è più esile di quanto ci si possa immaginare". Accorinti ha voluto ricordare le altre iniziative pensate per i carcerati, organizzate dal comune grazie alla partecipazione di numerosi artisti messinesi: "di qui a poco saranno organizzati spettacoli teatrali, e manifestazioni culturali, grazie all’adesione di numerosi personaggi dello spettacolo che hanno subito detto si pur sapendo di doversi esibire gratis". Un segnale importante da parte di chi dalla vita ha avuto senz’altro qualcosa in più.
Quello stesso qualcosa in più oggi che abbiamo ricevuto noi, dal dialogo con una persona prima che un personaggio senz’altro mai banale, sempre sulla cresta dell’onda nel bene o nel male, ma sicuramente sincero nelle sue parole e nei fatti. Non sappiamo se Messina abbia trovato un grande sindaco, di sicuro ha trovato un grande uomo.



A colloquio con il Direttore

L’immaginario collettivo spesso vede il direttore di un istituto di pena come un uomo anziano e imbruttito dagli anni passati dietro le sbarre, lui come tutore dell’ordine, mischiato a quelli che l’ordine per un motivo o per l’altro hanno tentato di sovvertirlo. Al contrario, il dottor Calogero Tessitore, giovanissimo dirigente del penitenziario di Messina, è un uomo dall’aspetto cordiale e dal fisico prestante, nemmeno lontanamente scalfito dalle pur dure fatiche che il suo ruolo gli prospetta quotidianamente. Appassionato di volley e di sport in generale, Tessitore ci ha aperto la porta del suo studio per una rapida ma intensa discussione su alcune delle tematiche principali che riguardano il suo lavoro e l’importanza di eventi come quello di oggi.
L’inizio non può che toccare alla gestione della realtà carceraria, quanto mai complessa e difficoltosa visti anche gli annosi problemi che affliggono la struttura di Gazzi: "la nostra casa circondariale è una struttura complessa, al suo interno ci sono detenuti con problematiche sanitarie, che devono essere ospitati in alloggi idonei, e questo implica un maggior grado di attenzione da parte dell’intera istituzione carceraria. Questo lavoro, non può essere svolto come quello di un impiegato che stacca la spina dopo le sue otto ore, ma richiede quasi una vocazione, che ti porta ad essere impegnato 24 ore su 24". Una vocazione che si basa essenzialmente su un dogma che è quello del rispetto delle regole: "chi si trova qui dentro è perché ha violato qualche regola e, quindi, ha un debito da scontare; questo non vuol dire però che debba essere emarginato dalla società: il carcere in quest’ottica, più che avere un ruolo punitivo, deve assumere una funzione formativa, non avulsa dal mondo civile esterno". Tale funzione passa senz’altro attraverso manifestazioni come quella organizzata oggi, alla quale il direttore, ha voluto presenziare in prima persona, anche perché, con le dovute e ovvie differenze tra arbitri e guardie è possibile tracciare un piccolo parallelo: "i direttori di gara sono un simbolo di legalità, in quanto tutori del rispetto delle regole, così come le forze dell’ordine che operano al meglio proprio per lo stesso obiettivo; questa partita ha un valore simbolico e formativo molto importante".
Tessitore, uomo di grande intelligenza e lungimiranza, sa bene tuttavia, quanto possa essere difficile per un detenuto il reinserimento nella società civile una volta uscito dal carcere, e allora ci illumina su alcune delle iniziative prese di comune accordo con le istituzioni per favorire questo aspetto: "la vera sfida è proprio questa e quest’anno abbiamo finalmente ravvisato una maggiore positività da parte della Provincia, e del Comune; alcune iniziative sono già partite e hanno coinvolto alcuni detenuti, altre, come la raccolta differenziata in carcere, e la pulizia delle strade sono ai nastri di partenza, in modo da coinvolgere un numero sempre maggiore di elementi tra i più meritevoli".
Raccogliendo la speranza del direttore, non possiamo che ringraziarlo per il grande onore che ci ha concesso, lasciandoci entrare in un mondo spesso dimenticato, per imparare una lezione di vita, importante quanto la vita stessa.


intera pagina a cura di Valerio Villano Barbato


 
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