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Prima riunione tecnica di novembre con un ospite d’eccezione per la nostra Sezione: il Presidente del CRA Pippo Raciti, tornato a farci visita per l’ormai consueto briefing di inizio anno, accompagnato dal "Presidentissimo" Orazio Postorino, ora componente della commissione regionale.
A fare gli onori di casa, il presidente Massimiliano Lo Giudice insieme con il vice Santino Morabito. Oltre un’ora trascorsa insieme ad ascoltare le interessantissime parole di Raciti, che in un appassionato discorso ha voluto ricordare ai numerosi giovani presenti l’importanza della sezione, fulcro dell’attività arbitrale e base per ogni futuro traguardo. Diversi i temi toccati dal massimo dirigente regionale: uno su tutti l’importanza del lavoro di formazione intrapreso dall’AIA col ricordo dello stage precampionato svolto ad Agrigento alla presenza del numero uno degli arbitri FIFA Massimo Busacca, vero e proprio colpo ad effetto messo a segno dalla dirigenza del CRA.
Prima del congedo finale un momento di commozione ha pervaso la grande sala riunioni quando il presidente Postorino ha portato ai presenti i saluti del vice Presidente vicario, il nostro caro Gianni Aveni, impossibilitato da tempo a partecipare attivamente alla vita associativa, al quale l’assemblea ha voluto riservare un lungo e scrosciante applauso. Non possiamo che unirci al pensiero di tutti augurandogli di poter presto varcare la porta della sua Sezione.
In occasione della gradita visita abbiamo approfittato della sua cordialità per scambiare due chiacchiere.
Come iniziare se non con un bilancio di questi primi 3 anni di presidenza del massimo organo arbitrale regionale: "il bilancio del mio, anzi nostro, percorso è sicuramente positivo; durante questi anni abbiamo avuto 9 passaggi alla CAN D, una sorta di record per la nostra regione. Un risultato eccezionale, maturato grazie alla sempre maggior preparazione non soltanto degli arbitri ma anche delle varie commissioni". Proprio il tema della formazione continua è uno dei più cari al nostro presidente: "entro la fine di questo mese arriveremo al nono stage formativo dall’inizio del campionato. La politica dell’Associazione in tale senso è molto chiara: non soltanto direttive da seguire rigidamente ma anche, e soprattutto incontri di formazione allo scopo di migliorare insieme attraverso il confronto reciproco continuo". Purtroppo, a far da triste contraltare alla crescita qualitativa della classe arbitrale, spesso e volentieri troviamo un ambiente ancora troppo culturalmente arretrato: "il nostro Paese, e la nostra Regione in particolare, è tristemente noto per episodi di violenza legati al mondo arbitrale. Io credo che questo sia un problema culturale, di mentalità. Siamo famosi per essere quelli del sospetto, del complotto. Finché le cose non cambieranno in tal senso, accettare l’errore dell’arbitro risulterà difficile". Ma quale potrebbe essere un antidoto a questo male? "Nelle serie maggiori durante la stagione vengono svolti degli incontri fra le società e gli arbitri, per avvicinare i due "mondi". Occorrerebbero delle iniziative analoghe, per conoscere e conoscersi. Così si potrebbe allontanare ogni sorta di pensiero dietrologico". A proposito di conoscenza inevitabile un accenno al rapporto col nuovo "padrone di casa" della FIGC, Carlo Tavecchio, col quale non era stato certo un colpo di fulmine: "è innegabile che sulle prime c’era un po’ di diffidenza dato che l’AIA, come d’altronde l’Assocalciatori e l’Assoallenatori, si era schierata con l’altro candidato. Bisognerà instaurare dei rapporti di civile dialogo, in quanto gli arbitri rappresentano e valgono ben di più di quel 2 per cento che dicono le fredde statistiche federali".
In ultimo, torniamo a guardare a casa nostra e proviamo a fare qualche progetto per il futuro: "la Sicilia si aspetta sempre maggior riconoscimento; gli organici sono stati fortemente ringiovaniti e ci aspettiamo che il grande lavoro formativo iniziato da qualche anno continui a dare i suoi frutti. Solo qualche anno fa la maggior parte degli arbitri che andavano a dirigere in serie A o B venivano dalla Sicilia. Ci aspettiamo che il nostro movimento torni presto ai fasti di un tempo".
Nella speranza che presto le terne di mezza Italia possano avere come comune denominatore la provenienza isolana, prendiamo commiato dal nostro ospite e chissà che il primo della nuova era possa essere un messinese.
Valerio Villano Barbato