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LA FILOSOFIA DELL’« HOMO ARBITER»: A LEZIONE DAL “PROFESSOR” PISACRETA

Non poteva essere che il Palacultura di viale Boccetta ad ospitare la lectio magistralis di Narciso Pisacreta, vicepresidente dell’AIA, ospite d’onore della riunione plenaria del mese di Febbraio. In sessanta minuti densi di significato, contenuto e insegnamenti sul senso dell’essere arbitro, il dirigente campano ha toccato alcuni dei temi più importanti sia dal punto di vista associativo che tecnico, con una sorta di lezione frontale dal retrogusto filosofico.
Insieme al pregiatissimo ospite, una vera e propria parata di stelle ha illuminato la serata del Pala “Antonello”: dal componente nazionale Saro D’Anna al presidente CRA Michele Cavarretta insieme al predecessore Pippo Raciti, fino all’ex presidente nazionale Tullio Lanese, che con Pisacreta ha condiviso un pezzo di “strada” arbitrale.
A fare gli onori di casa, naturalmente, un raggiante presidente Massimiliano Lo Giudice, con il direttivo sezionale al completo.
“Nosce te Ipsum” profetizzava l’oracolo di Delfi, e allora, iniziamo a conoscere questo essere particolare che popola i terreni di gioco della penisola, sotto la guida del “prof” Pisacreta: non si è arbitri solo in campo con la divisa indosso, ma, come diceva l’indimenticato Mico Mazzotta, veniamo indicati come tali, nella vita di tutti i giorni. Siamo i garanti del gioco, quelli che fanno rispettare le regole, non in modo rigido e censorio, ma impostando un limite ai diritti di ognuno per garantirne il rispetto complessivo.
Una scelta, quella di entrare a far parte dell’Associazione, sicuramente migliorativa per un ragazzo. Essere arbitri è già di per sé un “qualcosa in più”. È un far parte di un’Associazione in continuo movimento, formata da oltre 35000 membri, che può giovarsi delle professionalità più disparate, e che viene riconosciuta a livello mondiale, unica nel suo genere.
Cultura dicevamo. Sportiva certo, ma non solo. È cultura battersi contro una società violenta o intollerante: di fronte a questi termini non si può parlare di sport, non si può parlare di e con gli arbitri. Per questo, la nostra, è un’Associazione che si batte affinché episodi negativi vengano messi al bando, attraverso i più svariati metodi, non ultimo quello della pena pecuniaria. Chi vuole fare calcio deve imparare a stare nel calcio, ammettendo la possibilità di errore, la libertà di giudizio del direttore di
gara. Il direttore di gara, quello in grado di prendere qualunque decisione nelle più disparate situazioni, anche le più negative. Un resiliente. Colui che, anche quando sbaglia, viene accettato dai calciatori.
Tra pillole di campo e aneddoti di vita associativa il tempo scorre via; poche altre volte una riunione dal senso così profondo aveva catturato l’attenzione in un modo così magnetico. Prima di concludere la lezione il “prof.” lascia un’ultima massima da marchiare a fuoco nella testa e nel cuore di tutti i ragazzi che timidamente si approcciano all’arbitraggio: “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”. Parafrasando il grande Gandhi il messaggio è chiaro: non importa quale sia il ruolo, la gara, il campionato, fondamentale è l’impegno, e la voglia di coltivare un sogno.
Da studenti estasiati di fronte a cotanto maestro non possiamo che dire: Grazie!

Valerio Villano Barbato

 
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